Dal ministero dell’Ambiente 45 milioni di euro ai Comuni per la mobilità sostenibile

 

«I cittadini non sono stupidi: se hanno un’alternativa valida all’utilizzo del mezzo privato la percorrono».

Il presidente dell’Anci Antonio Decaro, nel corso della Conferenza nazionale sulla mobilità sostenibile a Catania, ha esplicitato la necessità di percorrere un doppio binario: «Se i mezzi pubblici sono efficienti il cittadino li sceglie perché risparmia e arriva più facilmente a destinazione.  

Dobbiamo offrire più trasporto pubblico e aumentare le aree pedonali, le Ztl, l’aumento delle zone a sosta tariffata, tutte misure utilizzate dai sindaci per disincentivare l’utilizzo dell’auto privata.  

La mobilità è un diritto al pari della sanità, della scuola o del diritto alla casa: lo dobbiamo assicurare ai cittadini».

Muove in questa direzione l’annuncio arrivato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – anch’egli a Catania – circa il finanziamento di tutti i progetti presentati nell’ambito del programma sperimentale per gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro.

Con ulteriori 45 milioni di euro, assieme ai 35 già stanziati in precedenza per coprire i primi 37 progetti, saranno co-finanziate altre proposte dei comuni che prevedono attività come il bike e car sharing, il bike e car pooling, il piedibus, i buoni mobilità, programmi di educazione alla sicurezza stradale e di riduzione del traffico, dell’inquinamento e della sosta degli autoveicoli in prossimità di istituti scolastici e delle sedi di lavoro.

«L’impegno per una nuova mobilità efficiente e sostenibile – commenta il ministro Galletti – è una risposta vera e strutturale al problema dell’inquinamento nei nostri centri urbani.  

Per questo ho deciso di dedicare il massimo sforzo economico su un programma strategico, rispetto al quale i comuni hanno dimostrato grandissimo interesse».

Per rilevare però quanto ancora rimanga da fare basta affacciarsi su una qualsiasi delle grandi strade che tagliano le città italiane, sperimentare il traffico che le ingorga e respirare lo smog che le annebbia.

A Roma, attivisti di Greenpeace hanno oggi aperto sopra la Tangenziale Est un enorme striscione sul quale si legge “Respirare è un diritto – #StopDiesel”.

Una protesta che segue la pubblicazione dei dati della campagna di monitoraggio della qualità dell’aria davanti a dieci scuole dell’infanzia e primarie, effettuata nelle scorse settimane da Greenpeace sul territorio di Roma: davanti a ciascun istituto i valori medi di concentrazione del biossido di azoto (NO2) sono risultati superiori al limite individuato dall’OMS come soglia di qualità per la protezione della salute umana (40 microgrammi per metro cubo), con picchi di concentrazione quasi tripli rispetto a quel limite.

Il biossido di azoto, precursore di altri inquinanti come il particolato fine e l’ozono, è classificato tra le sostanze certamente cancerogene: i suoi effetti patogeni – spiegano gli ambientalisti – sono principalmente a carico delle vie respiratorie, del sistema sanguigno, delle funzioni cardiache.

A Roma oltre tre quarti della concentrazione di questo inquinante è dovuta al traffico veicolare, ovvero pressoché interamente ai veicoli diesel.

Un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente stima in oltre 17 mila i casi di morte prematura annua causati in Italia dalle alte concentrazioni di NO2: il nostro Paese risulta essere il peggiore in Europa, con un’incidenza sanitaria quasi doppia rispetto alla media Ue.

Per questo Greenpeace ha avviato una campagna per chiedere ai sindaci delle quattro città più colpite dai fumi dei diesel – Milano, Torino, Palermo e Roma – di impegnarsi per limitare progressivamente la circolazione nei loro centri urbani di questi veicoli altamente inquinanti, fino a prevederne, entro la fine del loro mandato, lo stop definitivo; da giugno gli ambientalisti chiedono un incontro all’amministrazione capitolina per aprire un confronto sui temi della mobilità, ma ad oggi questo dialogo non si è ancora aperto.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 26 ottobre 2017 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas