Dopo l’uragano Katrina, decine di migliaia dei cittadini più poveri di New Orleans migrarono a Houston, dove furono accolti con ostilità, faticarono a trovare un lavoro decente e vennero accusati di comportamenti criminali. I bravi texani repubblicani sollecitarono il sindaco di Houston a espellere “gli immigrati clandestini di Katrina”, cioè statunitensi come loro. Ora che anche il capoluogo del Texas è stato devastato da un uragano, ancora una volta a subirne le maggiori conseguenze sono state le comunità povere e di colore della città. È una storia raccontata da Jeremy Deaton su Nexus Media, una brutta storia che si ripete e che non sorprende per niente Deaton: «La storia dimostra che i disastri naturali non si verificano nel vuoto. Prendete la fame irlandese delle patate, una delle più grandi catastrofi ambientali dell’era moderna. I fattori ambientali da soli non spiegano il livello delle sofferenze umane. Come Harvey e Katrina, la fame è stata radicalmente peggiorata da un sistema economico ingiusto e da una diffusa xenofobia». Nel XIX secolo, l’intera Irlanda faceva parte dell’Impero britannico e le ricche famiglie protestanti, legate l’Inghilterra, possedevano la maggior parte della terra e sfruttavano i piccoli contadini poveri cattolici. Mentre i padroni protestanti destinavano immense estensioni di terra all’allevamento di bestiame e per coltivare grano da esportare in Gran Bretagna, ai mezzadri cattolici venivano lasciati piccoli appezzamenti che bastavano appena a far sopravvivere le loro famiglie e che per questo venivano coltivati con una monocoltura ricca di calorie: la patata. Ma all’inizio del 1840 un fungo devastò i piccoli campi di patate, in Irlanda si diffuse la carestia e morirono di fame e inedia un milione di persone, mentre un altro milione di irlandesi migrò in Gran Bretagna, Australia e Nord America. Un esodo dal quale l’Irlanda non si è più ripresa e ancora oggi […]