Invocano trasparenza e controllo. I sindaci del lago di Bracciano, i presidenti del Consorzio e del Parco regionale di Bracciano e Martignano non si arrendono. Le condizioni del bacino lacustre sono tali, da chiedere l’intervento della magistratura. Per questo hanno puntato il dito contro l’impianto di captazione gestito da Acea Ato2 in località Pizzoprato. Alla Procura della Repubblica, si chiede di provvederne al sequestro. L’ultima spiaggia: la Procura La premessa, fanno sapere i sindaci ed il Consorzio, è che “da gennaio ad oggi sono state perseguite tutte le strade istituzionali possibili“. Evidentemente senza ottenere i risultati sperati. Per questo, a fronte “del disastroso declino dell’ecosistema del lago“, si è deciso d’interessare un tribunale. Nella comunicazione diffusa a mezzo stampa, i sindaci dichiarano d’aver “costatato che ACEA ha captato acqua in violazione delle disposizioni contenute nella concessione di derivazione del 1990 sia in merito alla conservazione delle escursioni del livello del lago nell’ambito di quelle naturali e sia in relazione ai periodi di prelievo consentiti“. I dispositivi per bloccare la captazione Sul piano tecnico, Sindaci e Consorzio spiegano che “l’impianto di captazione di ACEA non è dotato di dispositivi automatici di blocco delle captazioni al raggiungimento dei limiti concessi“. Inoltre lo stesso impianto “non è dotato di un sistema di misurazione della quantità di acqua effettivamente captata con registrazione automatica ed inalterabile dei dati“. Di fatto quindi “non ci è mai stata data possibilità di avere contezza sulle effettive quantità di acqua prelevata“. Emerso il venti per cento dei fondali A fronte delle istanze mosse dai comuni di Trevignano, Anguillara e Bracciano, c’è un evidente danno che il lago ha subito. “È dal 1921 cioè da quando si è iniziato a misurare il livello del lago con continuità che non si registrano livelli come quelli attuali” si legge nella nota . Quanto ci […]