La realtà dei fatti sta mostrando, quest’estate con particolare durezza, che «ormai il cambiamento climatico è un dato strutturale», come ribadiscono dall’Anbi – l’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. «Seppur l’attenzione mediatica si sia allentata – notano i Consorzi di bonifica – prosegue l’emergenza idrica, che sta caratterizzando l’estate italiana: i grandi laghi del Nord sono tutti sotto le medie stagionali e stanno avvicinandosi ai minimi storici (Iseo: 15% della capacità; Garda: 20,8%; Como: 20%; Maggiore: 25,5% della capacità); al Sud sono soprattutto Calabria e Basilicata ad evidenziare un calo del 40% nelle scorte idriche, trattenute nei principali invasi». Non è un caso che questo stia avvenendo proprio adesso, con il 2017 – dopo il record segnato nel 2016 – che si sta caratterizzando come il «secondo anno più caldo del Pianeta dal 1880: la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani è addirittura superiore di 0,90 gradi rispetto alla media del XX secolo». E in Italia, è bene sottolineare, i cambiamenti climatici stanno correndo più velocemente della media globale, come mostrano gli ultimi dati raccolti dall’Ispra. Oltre a prosciugare i bacini idrici, la siccità sta ormai essiccando i suoli «anche a livello profondo – sottolineano i Consorzi – con danni significativi per la sostanza organica e la fertilità dei terreni agricoli: i processi di desertificazione iniziano proprio con il ripetersi frequente di condizioni climatiche come quella di quest’anno». «La pressione sulle risorse idriche è massima in tutto il mondo – argomenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi – È molto diverso registrare una caduta di un centinaio di millimetri di pioggia in poche ore o spalmata su più giorni; si rischia così la continua alternanza tra i danni causati da rovesci temporaleschi di estrema violenza e lunghi periodi di totale mancanza di precipitazioni, che […]