Come avverte Rob Jordan sul sito della Stanford University, «non suonava nessuna campana quando morì l’ultimo Ciprinodonte Catarina sulla Terra. I giornali non riportarono la loro storia quando i pipistrelli di Christmas Island svanirono per sempre». Ogni anno si estinguono in media due specie di vertebrati, ma se ne accorgono in pochi, forse perché il tasso di estinzione ai nostri occhi sembra relativamente lento e non lo percepiamo come una vera ed attualissima minaccia ai sistemi naturali dai quali dipendiamo. Secondo il uovo studio “Biological annihilation via the ongoing sixth mass extinction signaled by vertebrate population losses and declines” pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences – PNAS da Gerardo Ceballo, dell’Instituto de ecología dell’Universidad Nacional Autónoma de México (Unam), e d Paul R. Ehrlich e Rodolfo Dirzo del Department of biology della Stanford University, che fornisce la prima valutazione globale di queste tendenze delle popolazioni di animali nel mondo, il nostro sguardo strabico sui rischi che corrono gli altri esseri viventi vela le tendenze al declino estremo delle popolazioni animali, che raccontano una storia più marcata, con conseguenze a cascata. Dirzo sottolinea che «questo è un caso di annientamento biologico che si verifica globalmente, anche se le specie di queste popolazioni sono ancora presenti in qualche parte della Terra». Già nello studio “Accelerated modern human–induced species losses: Entering the sixth mass extinction”, pubblicato su Science nel 2015, Ehrlic aveva dimostrato che il nostro pianeta è entrato in un’era di estinzione di massa senza precedenti da quando i dinosauri si sono estinti 66 milioni di anni fa. I ricercatori dell’Unam e della Stanford sottolineano che «lo spettro di estinzione aggredisce circa il 41% di tutte le specie di anfibi e il 26% di tutti i mammiferi, secondo l’International union for conservation of nature (Iucn), che gestisce l’elenco delle […]