La tecnologia del Solare Termodinamico, nota anche come CSP (Concentrating Solar Power) permette di convertire la radiazione solare in energia.
Un impianto solare termodinamico, noto anche come impianto solare a concentrazione, costituisce una fonte non completamente ecologica in quanto necessita di essere combinata a fonti non rinnovabili che ne garantiscano il funzionamento anche in assenza di sole, per cui ha bisogno di una fonte d’acqua per il raffreddamento e trova conseguentemente difficoltà a trovare siti adeguati perché diminuisce il suo costo all’aumentare della potenza installata ed ha quindi bisogno di vaste superfici che dovrebbero essere per lo più abbandonate (terreni desertici) e di scarso pregio ambientale e paesaggistico o reperite comunque in aree a destinazione industriale.
Per tali motivi il D. Lgs. n. 387 del 29.12.2003 lo classifica alla lettera d) del 1° comma dell’art. 2 fra le “centrali ibride che producono energia elettrica utilizzando sia fonti non rinnovabili, sia fonti rinnovabili” ed al comma 7 del successivo art. 12 esclude l’impianto solare termodinamico fra gli impianti di energia elettrica che “possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici” comunque alla seguente condizione: “Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14”.
In violazione delle suddette disposizioni la S.r.l. “Teknosolar Italia 2” nel 2012 ha presentato un progetto di un proprio impianto solare termodinamico di potenza pari a 50 MWel ricadente nella zona agricola di 226 ha. di Basentello in Comune di Banzi, per la viabilità secondaria nel Comune di Palazzo San Gervasio e per la stazione di connessione elettrica nel Comune di Genzano di Lucania.
In considerazione dei vizi di legittimità evidenziati, come associazione portatrice di interessi diffusi che ritiene che possa derivare un grave pregiudizio dalla eventuale realizzazione di un simile impianto, VAS ha esercitato la facoltà di intervenire nel procedimento e con nota P35 del 10 gennaio 2014 ha chiesto all’Unione Comuni Alto Bradano di confermare il rigetto del rilascio della “autorizzazione paesaggistica” ed agli Uffici competenti della Regione Basilicata di non rilasciare l’Autorizzazione Unica al progetto o di dichiarare nulla quella eventualmente già rilasciata.
Il successivo 27 aprile, assieme ad altre associazioni, è stato richiesto ai diversi rappresentanti del Governo che fosse adottato, con provvedimento urgente, una modifica all’art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, al fine di evitare che impianti industriali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili vengano situati in aree agricole usufruendo di procedure semplificate e dell’istituto dell’esproprio, costituendo di fatto un nocumento grave per la salvaguardia dei suoli, delle comunità rurali e del paesaggio agricolo e del patrimonio culturale correlato, della biodiversità e della geo-pedodiversità, in contrasto con gli indirizzi della Costituzione artt. 9 (“Tutela il paesaggio…”) e 44 (“…aiuta la piccola e la media proprietà…”), con gli indirizzi di tutela del suolo e del paesaggio agricolo e delle comunità rurali della Politica Agricola Comune dell’UE.
La battaglia contro il suddetto progetto è stata e continua ad essere seguita dal Circolo Territoriale VAS del Vulture-Alto Bradano
Sono previsti impianti di diverse dimensioni e di diverse tecnologie da realizzare in Sardegna, Sicilia e Basilicata.
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