Non abbiamo mai avuto – come cittadini – un solo sindaco che abbia saputo parlare in pubblico!
Il discorso contro i social e le tecnologie dell’informazione è pietoso, quello sulla figura di Siani è di una retorica parrocchiale sconcertante.
Lui non risponde alla “comunità di imbecilli” – citando a sproposito Umberto Eco, e s i incarta sulla carta stampata perché non sapeva dire niente altro.
Figura barbina: i social media saranno anche pieni di “imbecillì” ma permettono la democrazia della parola.
Giancarlo Siani oggi avrebbe criticato su un social media proprio un discorso vuoto e retorico come questo.
Oggi nessun politico può permettersi di ricordare o semplicemente parlare di Giancalo Siani, lo scempio del territorio e il connubio con i lati più oscuri della società, sembrano essere diventati pratica comune su tutto il territorio nazionale, dunque non a loro spetta il ricordo, ma a chi lo ha amato nell’amicizia e nell’amore e a chi oggi continua ancora le sue battaglie anche su quei social media tanto criticati dal primo cittadino.
Morire a 26 anni per ciò che si scrive rimane un grande insegnamento di effettiva pratica democratica sia se fatta con e sulla carta in analogico sia se fatta con la video scrittura.
Chi è intervenuto ha spesso fatto riferimento all’indifferenza dei giovani, ma non mi è parso di sentire nessuno che li chiamasse ad un impegno reale.
Ecco, ai giovani bisognerebbe dire costantemente: non temete di perdere il vostro tempo se vi impegnate per ideali di giustizia e legalità.
Giancarlo Siani – che non conoscevo personalmente – ma solo perché era amico delle mie amiche, era un giovane schivo, ma dotato di caparbia volontà e di un immenso senso della modestia e dell’umiltà, pieno di autoironia e ironia.
Oggi a 26 anni si pensa ad altro mentre quel mondo che lui a quell’età combatteva è diventato sempre più protervo e più forte.
(Articolo di Franco Cuomo, Responsabile del Circolo Territoriale VAS di Vico Equense “Giovanni Esposito”, pubblicato con questo titolo il 13 maggio 2017 sul suo blog “Cronache da Agharta”)