Quale è il futuro dell’acqua? Quanta ne abbiamo a disposizione? “Water grabbing – an Atlas of water”, alla cui realizzazione ha contribuito anche Cospe, si propone di dare una risposta visiva e grafica a queste domande. Da poco online, è un atlante geografico scaricabile gratuitamente sia in italiano che in inglese a cura di pool di giornalisti, fotografi, cartografi e ricercatori (Emanuele Bompan, Gianluca Cecere, Thomas Cristofoletti, Federica Fragapane, Marirosa Iannelli, Fausto Podavini, Riccardo Pravettoni) e sostenuto dal grant del Centro europeo di giornalismo. “An Atlas of water” offre un quadro aggiornato sulla situazione idrica mondiale approfondendo varie tematiche che a questa sono collegate: brevi spiegazioni accompagnano la potenza visiva delle mappe che mostrano l’impatto ambientale delle dighe e del fenomeno dell’estrattivismo, la diffusione del land e del water grabbing e delle criticità legate ai sistemi idrici. L’accesso ai servizi igienico-sanitari e focus-Paesi, tra cui l’Italia, il Sudafrica, il Brasile e l’Etiopia completano il quadro. Una sezione specifica viene inoltre dedicata all’acqua virtuale, concetto recente, introdotto negli anni ’90 da Tony Allan del King’s College di Londra, che identifica il quantitativo di acqua necessario per produrre e commerciare un bene, sia esso un prodotto agricolo o industriale. Spesso ignoriamo quanta acqua contiene il nostro carrello della spesa, pur non avendone acquistata in bottiglia. Dall’Atlante emerge che per produrre una singola mela occorrono 70 litri di acqua, per mezzo chilo di pasto più di 700 litri per una bistecca di manzo ben 4650. Il 90% dell’acqua che consumiamo è contenuta nei cibi che mangiamo, se teniamo conto anche del packaging e del trasporto. È proprio quando la richiesta di acqua supera l’offerta e gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire che si manifesta un incremento delle water wars e dei fenomeni di accaparramento idrico e di terre. L’Atlante mostra […]