Solo papa Francesco riesce a bucare la cinica coltre del pensiero unico che domina il discorso pubblico italiano. Si deve a lui se il popolo che disperatamente vorrebbe una sinistra può ancora ascoltare una lettura del mondo ‘da sinistra’. E leggere un programma per rifarlo, questo mondo. Come un vento potente, la voce di Francesco spazza via le miserie di una cronaca inchiodata alla farsa delle primarie Pd, a una guerra di potere che umilia il servizio pubblico, a una inchiesta nata intorno ad un regolamento di conti nel giglio magico. E rimette al centro ciò che al centro deve stare: la “scandalosa realtà di un mondo ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità. Purtroppo, a duemila anni dall’annuncio del Vangelo e dopo otto secoli dalla testimonianza di Francesco, siamo di fronte a un fenomeno di “inequità globale” e di “economia che uccide” (così la lettera che papa Francesco ha inviato al vescovo di Assisi nel giorno di Pasqua). Ecco: qua c’è tutto. Un partito che avesse la forza di presentarsi alle elezioni italiane con questa analisi della realtà, e con il programma di rovesciarla dalle fondamenta, riuscirebbe immediatamente a riportare alle urne i milioni di italiani che da anni non ci vanno, e che solo per il referendum sulla deriva plebiscitaria del Paese hanno voluto esprimersi. Ma non c’è traccia di una simile prospettiva. Solo pochi giorni fa un politico che si autodefinisce “socialista” e che per questo è appena uscito dal Pd, ha detto, presentando la trasformazione di un monumento storico in un resort di “iperlusso”, che “abbiamo il problema di costruire un’offerta turistica adeguata per i grandi […]