Acqua, di cui si celebra ogni anno la “giornata” il 22 marzo, amica e nemica. Nei mari del nostro pianeta esistono grandissime riserve di acqua salina, inutilizzabile per dissetare umani e animali e per irrigare i campi; l’acqua dolce, in gran parte immobilizzata in forma solida nei ghiacci polari e montuosi o presente nei laghi e nel sottosuolo. Acqua che evapora continuamente e continuamente ricade sulle terre emerse e nel suo scorrere sulla superficie del suolo assicura la vita vegetale e animale nei campi e nelle foreste; acqua che nel suo moto rapido verso i fondovalle, asporta gli strati superficiali del suolo e provoca frane; acqua che cade sulla terra in modo irregolare, governata dal succedersi delle stagioni, per cui lascia tante terre aride per molti mesi e poi arriva irruente e si spande al di là degli argini dei fiumi, allagando i campi e gli edifici. Acqua amica, necessaria per le fabbriche e per i campi; fonte di benessere nelle case, dove arriva aprendo un rubinetto, indispensabile per bere, per cuocere gli alimenti, per lavare il corpo e gli indumenti e le stoviglie, acqua che accompagna le scorie della vita domestica giù dai lavandini, verso fogne e depuratori e poi ritorna al mare, anche se con un carico, maggiore o minore, di sostanze estranee e inquinanti. Questo nei paesi ricchi, perché nei paesi poveri la preziosa acqua deve spesso essere raccolta dai pozzi e trasportata a distanza, un lavoro in genere sulle spalle delle donne, e dopo l’uso spesso l’acqua sporca ristagna nelle strade dei villaggi, fonte di malattie che colpiscono specialmente i bambini. Il Papa Francesco alcuni giorni fa, in un discorso all’Accademia Pontificia della Scienze, ha ricordato che ogni giorno mille bambini, ogni giorno!, muoiono nel mondo per malattie legate all’acqua. Eppure talvolta, nei paesi poveri, […]