Come è stato bonificato dai cartelloni pubblicitari il Parco di Veio

 

Su questo stesso sito il 29 dicembre 2016 è stato pubblicato un mio articolo dal titolo “L’ostinata presunzione di certe ditte pubblicitarie di poter lasciare i propri impianti installati ai confini dei parchi e delle riserve naturali di Roma” (vedi http://www.vasonlus.it/?p=41605#more-41605).

Lo stesso giorno ho trasmesso per posta elettronica l’articolo in versione PDF a tutti i soggetti interessati “per opportuna conoscenza …, con la finalità dichiarata di portare un contributo che possa diventare anche un utile strumento di lavoro”.

Fra i soggetti da me interessati c’era anche il Dott. Pierluigi Gazzani, dirigente amministrativo dell’Ente Parco di Veio, che il 5 gennaio 2017 ha voluto dare seguito al mio articolo con il seguente messaggio di posta elettronica, trasmesso a tutti gli altri soggetti interessati.

«Egregio dott. Bosi, mi permetto innanzitutto di esprimere il mio apprezzamento per il lavoro di ricostruzione da Lei svolto circa le vicende degli impianti pubblicitari in aree protette dell’ambito romano e sulla situazione attuale avendo anche io avuto modo di notare, per “deformazione professionale”, 5 impianti pubblicitari della AP Italia tra il km 18,000 ed il 18,500 della S.S. Aurelia nel punto in cui lambisce la Tenuta di Castel di Guido nella Riserva Naturale del Litorale Romano.

Riguardo alla soluzione del problema, francamente, partendo dall’esperienza del Parco di Veio dove tra il 2006 ed il 2012 sono stati rimossi su iniziativa dell’Ente Parco circa 400 impianti pubblicitari, non capisco dove stia la difficoltà visto che le leggi nazionali e regionali istitutive hanno già previsto i divieti (nel perimetro dei parchi), la necessità di autorizzazione paesaggistica (per la “prossimità” ex art. 153 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”) ed anche i poteri di intervento diretto degli Enti Parco ovvero la loro legittimazione “attiva”.

Degli impianti da noi eliminati circa 300 erano del formato 2 mt x 1,50 tipico delle strade extra urbane ed al di fuori del Comune di Roma (S.R. Cassia e Flaminia e le varie strade provinciali), particolarmente pregiudizievoli per il paesaggio e l’immagine stessa del Parco poiché diffusi capillarmente in tutte le campagne.

Altri 100, di cui una sessantina 4 metri x 3, stavano nel Comune di Roma in particolare nelle strade limitrofe a Corso Francia, Flaminia Vecchia, Cassia Nuova, Grottarossa, Oriolo Romano, Giustiniana etc…).

Nel caso degli impianti su strade Regionali e Provinciali l’Ente Parco ha operato direttamente nei confronti delle ditte con proprie ordinanze di rimozione, ben argomentate, nelle quali l’assunto di fondo era questo: che a distanza di 8 anni dall’istituzione del Parco di Veio quegli impianti, forse legittimi almeno sino alla prima scadenza della concessione (se 3 anni, al massimo il 2000) era stati illegittimamente rinnovati, espressamente o tacitamente, almeno per altre due volte in quanto mancanti del nulla osta dell’Ente Parco (che comunque non avrebbe potuto rilasciarlo).

Quando, infatti, ai titolari delle ditte ed ai funzionari regionali/provinciali chiedemmo a che titolo quegli impianti fossero rimasti sul posto nonostante l’istituzione del Parco nel 1997 in sostanza tutti ammisero pagando il bollettino del canone e rinnovando tacitamente“. 

Alla Provincia di Roma mi si confermò che al 90% erano tutti stati da tempo revocati o abusivi.

La “nostra” ASTRAL regionale addirittura si era spinta a emettere provvedimenti di rinnovo illegittimi (per vari anni) ignorando l’esistenza del Parco e nonostante i nostri avvertimenti per iscritto, salvo poi revocarli. 

Sia la Provincia che l’ASTRAL provarono ad accampare la presenza di proprie “procedure di riordino” in corso che avrebbero dovuto costituire una sorta di moratoria in attesa della loro conclusione per decidere chi fosse autorizzato e chi abusivo, ma in un’ottica puramente da gestore del bordo stradale.

In sostanza, secondo quegli enti un Ente Parco, istituito con Legge Regionale e forte di normative superiori (a partire dalla legge 394/1991) e degli stessi Piani Paesistici avrebbe dovuto attendere le decisioni di altri Enti e delle loro discipline di settore, semplici proprietari/gestori di strade ma non preposti alla tutela del vincolo ambientale e particolarmente interessati alle entrate da essi derivanti.

Anche Legali come il citato avvocato Scavuzzo, pur avendo tentato di alzare i toni proprio con il sottoscritto, hanno potuto fare ben poco per difendere l’illegittima posizione dei loro vari e numerosi clienti abituati alla gestione “tollerante” di sino a quel momento.

Abbiamo fatto anche rimuovere la pubblicità montata dal COTRAL e da altre aziende di trasporto locale sulle paline delle fermate che si voleva far passare di “pubblica utilità” quando solo un’interpretazione capziosa (purtroppo anche di funzionari e di operatori di vigilanza pubblici) avrebbe considerato tali in quanto pubblicità fine a sé stessa e peraltro in concorrenza sleale con quella ordinaria già rimossa.

È la palina ad essere pubblicamente utile non il pannello montatole sopra. 

Quanto al Comune di Roma, vista l’annosa procedura di riordino che si trascinava da almeno 10 anni con i contenziosi e gli interessi in gioco abbiamo tenuto un comportamento di maggiore attesa con quella amministrazione invitando lei alla rimozione rimanendo, tuttavia, convinti che un Comune non possa mai imporre le sue regole ed i suoi tempi ad un Parco Regionale (o nazionale) soprattutto per la presenza del regime concessorio/autorizzatorio degli impianti con scadenze annuali o triennali.

Il Comune di Roma nei primi anni non si è dimostrato collaborativo, poi anche grazie alle Sue denunce alla Procura della Repubblica è stato molto “solerte” sollecitando i nostri censimenti e delocalizzando a tempo di record impianti che erano lì anche da trent’anni (con pochi giorni per spostarsi).

Ma quando il Comune non è stato collaborativo o troppo lento l’Ente Parco ha emesso proprie ordinanze di rimozione che in taluni casi, stanziando poche migliaia di euro all’anno, sono state eseguite direttamente con una ditta appositamente incaricata ed esperta (perché li installava anche), sanzionando le ditte con i relativi costi a carico e stoccandoli nel proprio magazzino.

La possibilità di rimozione diretta da parte dell’Ente Parco senza dover subire le lentezze e gli ostacoli delle altre amministrazioni ha costituito il più efficace deterrente per le recidive poiché ci si disse pensavamo che non facevate sul serio“. 

Quanto agli impianti posti nei pressi del Parco, oltre ad avere predisposto la Delibera di indirizzo del Commissario del 2006 in ossequio all’art. 153 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, di cui oggi ci fa piacere sapere che il PRIP di Roma abbia sostanzialmente fatto propri i concetti e le ragioni, va detto che avendo segnalato le molte decine che svettano a soli 5 o 8 metri del nostro confine (“dotto’ ma che a 8 metri si può definire prossimità?” mi dissero funzionari pubblici), in alcuni casi, soprattutto a Roma siamo riusciti ad ottenerne lo spostamento (vedi i 6 4×3 tutti in fila di via Cassia Vecchia o all’incrocio di Oriolo Romano o all’inizio della Flaminia Nuova) mentre dalla Provincia e soprattutto dall’ASTRAL non abbiamo ottenuto collaborazione anzi molti di quelli che erano dal nostro lato una volta intimati si sono semplicemente spostati al di là della strada.

Strade, come le “consolari”, che con questa presenza non hanno ripreso l’immagine che meriterebbero vanificando il lavoro fatto dalla parte del Parco.

Va detto che, da informazioni assunte presso le Soprintendenze, quegli impianti sono praticamente tutti senza autorizzazione paesaggistica in quanto semplicemente nessuno la chiede anche perché con i PTP ed il PTPR ben pochi potrebbero rimanere.

Se avessimo potuto agire con nostre ordinanze subito fuori dal confine del Parco non starebbero più lì ma in deposito o in discarica.

In ogni caso il problema degli impianti pubblicitari al Parco di Veio può dirsi risolto in quanto tutte le ditte che hanno avuto a che fare con l’Ente o spontaneamente o forzosamente non si sono ripresentate, i rari contenziosi persi o abbandonati, e le pochissime nuove installazioni, prontamente represse, sono state di “ignari” pubblicitari invogliati da strade che gli sembravano tutte a loro disposizione….

cordiali saluti

Dott. Pierluigi Gazzani

Dirigente Amministrativo

ENTE REGIONALE PARCO DI VEIO

via Castelnuovo di Porto, 14

00060 Sacrofano (RM)

tel. 06 9042774 fax 06 90154548

e-mail:  pgazzani@regione.lazio.it e-mail:  gazzani@parcodiveio.it ».

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Esprimo tutto il mio apprezzamento del Dott. Pierluigi Gazzani per l’operato di bonifica da lui svolto e lo ringrazio pubblicamente per la risposta che ha voluto dare anche e soprattutto a tutti gli altri soggetti interessati ed in particolare all’Ente Parco dell’Appia Antica ed all’Ente Roma Natura (nei confini delle cui aree naturali protette insistono ancora molti impianti pubblicitari), perché potrebbero se non dovrebbero prendere esempio dal comportamento tenuto dall’Ente Parco di Veio.

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

 

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