Dove eravamo rimasti? Riassumo brevemente, dato che il tempo è trascorso da quella lontana ordinanza demolitoria n.2518 del 13.07.13, indirizzata ai titolari dello stabilimento Sporting Beach, in zona Olivo a Portovenere, con la quale si accertavano una buona serie di abusi in area demaniale marittima e privata, tranne i più rilevanti, ovvero: una massicciata abusiva lungo la battigia e un cordolo di cemento contiguo alla massicciata, passato dagli autorizzati 20 cm. agli attuali 60 cm. circa. Per chi vuole approfondire, in questa pagina trova tutti gli articoli di riferimento, incluso il presente: Articoli Precedenti Parliamoci chiaramente, perché mi pare che alcuni concetti non siano passati facilmente, una massicciata abusiva lungo la costa non significa che sia la normalità e di fatto un’opera di difesa costiera, se alla base non c’è stato alcuno studio tecnico e, nemmeno, alcun tipo di autorizzazione per la sistemazione ex-novo. Ciò a prescindere dalla data con cui ha iniziato a “crescere”, anno dopo anno, a partire dalla seconda parte degli anni ’70 (n.b.: il tempo trascorso, in campo giuridico amministrativo, non ha alcuna valenza ai fini della decadenza dell’abuso), in un progressivo incremento, per poi giungere ai giorni nostri allo stato attuale (v.foto). La massicciata abusiva, innanzitutto, sostituisce una battigia costituita da arenile che giunge a mare, con massi che cambiano totalmente la morfologia della costa e l’accessibilità al mare, soprattutto per chi non è in grado di salire su tali macigni, come bambini piccoli, anziani o disabili. Di fatto, ciò che per la legge doveva rimanere una fascia di mare libero ed accessibile a tutti, calpestabile senza difficoltà, è diventato il confine di una specie di bunker per gli interessi dei privati che cominciarono a sistemare quei massi. Gli obiettivi dell’allora Royal Sporting (oggi Sporting Beach) erano essenzialmente due, anzi tre: 1) risparmiare sui ripascimenti […]