Lontanissimi nell’età, uno con più del doppio degli anni dell’altro, negli stili politici e sulla riforma istituzionale. Matteo Renzi, il rottamatore, e Ciriaco De Mita, pilastro della Prima Repubblica, si confrontano su La 7 in un match partito all’insegna del fair play e scivolato in qualche punto in stoccate personali reciproche. Il premier porta nel match il successo del governo per una riforma istituzionale «fallita da 35 anni, dopo 3 buchi nell’acqua di 3 commissioni in cui De Mita sedette». L’ex leader Dc rivanga nel passato, sfoggia la saggezza, «i successi del presente sono anche l’esito di insuccessi del passato» e contesta «una riforma frettolosa, poco motivata, scritta male mentre Napoleone diceva che le leggi devono essere brevi e oscure». Il più giovane premier della storia repubblicana e uno dei più longevi politici italiani, entrambi molto discorsivi, provano a togliersi la parola. «Non sono mica del Pd che parli solo tu, sei un po’ autoritario», è l’interruzione ad un certo punto del Re di Nusco che a sua volta viene colto in flagrante dal leader Pd quando afferma che sulla riforma si sia messa la fiducia. «Non è vero, sono balle, su questa riforma girano un sacco di bugie», attacca Renzi per il quale la riforma non è affatto frettolosa ma frutto di un esame attento. «Ho l’impressione, presidente, che non abbia letto la riforma», provoca il segretario Pd. De Mita non si perde d’animo: «È una riforma fatta a maggioranza, i costituenti facevano proposte larghe, qui prima si trova la maggioranza poi si scrive la norma». Renzi ricorda che a cambiare idea è stato Berlusconi e rinfaccia all’ex segretario Dc che «il Popolo indicò una riforma per superare il bicameralismo» simile al Senato delle autonomie. «Io avrei tolto il Senato o avrei fatto il Senato dei Notabili», sostiene De […]