Ormai il quadro è piuttosto chiaro sul progetto di centrale solare termodinamica a concentrazione (potenza complessiva lorda 55 MWe) su 269 ettari di terreni agricoli fra Decimoputzu e Villasor (avviato nel dicembre 2013) presentato dalla Società Flumini Mannu ltd, con sede legale a Londra, in Bow Road n. 221, e sede fiscale a Macomer, in Corso Umberto I n. 226.
E non sarà molto diverso dal progetto “gemello”, quello proposto dalla Gonnosfanadiga ltd, sempre con sede legale a Londra, in Bow Road n. 221, e sede fiscale a Macomer, in Corso Umberto I n. 226, che vede una potenza complessiva lorda 55 MWe su 232 ettari di terreni agricoli fra Gonnosfanadiga e Villacidro (in precedenza Guspini e Villacidro, avviato nel marzo 2014).
Lo si deve alle interviste realizzate da Paolo Carta per L’Unione Sarda.
Milena Gabanelli dovrebbe leggersele, magari trova qualche spunto interessante.
Domanda diretta: “Perché un impianto del genere in un terreno agricolo e non in una zona industriale?”
Risposta dell’arch. Luciano Lussorio Virdis, della Società energetica proponente: “Lo consente la legge, accade così anche nei 50 impianti già attivi in Spagna e negli altri in costruzione”.
Ancora: “Costano meno anche i terreni”.
Ancora una risposta chiara: “È vero, ma non è l’unico motivo.
Servono aree pianeggianti, avremmo potuto farlo solo a Macchiareddu, ma sono andato a parlare con i vertici del Cacip e ci potevano mettere a disposizione solo 30 ettari: ne servivano 269”.
Capito?
L’arch. Virdis è “andato a parlare con i vertici del Cacip”, non c’è una richiesta scritta, non c’è una risposta scritta, non c’è un pezzetto di carta che dimostri che questo progetto di centrale solare termodinamica non si possa realizzare in area industriale.
Così come non c’è nella documentazione depositata in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).
Ognuno può rendersi conto del livello di approfondimento progettuale e del livello dello studio di impatto ambientale.
Per giunta, in questo blog, l’arch. Virdis aveva dichiarato: “a Macchiareddu e in nessun’altra zona industriale esiste un terreno adatto a questo tipo d’impianto” (25 giugno 2016, ore 22.52), per cui deve iniziare a mettersi d’accordo con se stesso.
Siamo giunti al termine della relativa procedura di V.I.A., vedremo il provvedimento conclusivo.
In base al suo contenuto, ci rivolgeremo alle sedi giudiziarie opportune.
Giovanni Cualbu, la sua famiglia, il suo lavoro non sono e non saranno soli.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus