«Era una notte buia e tempestosa». L’incipit tanto caro a Snoopy (ma anche a Umberto Eco) è perfetto per raccontare come nacque la Casa Esagono: un monumento moderno che sembra il futuro e la gentilezza fatti geometria abitabile nel bosco, a pochi metri dal bagnasciuga di Baratti. In una sera dei primi anni Cinquanta due ragazzi fiorentini (Alessandro Olsckhi e Vittorio Giorgini) escono in mare, salpando da Marina di Cecina: ma improvvisamente il tempo gira, e una vera e propria tempesta impedisce loro di rientrare. Così, cercando affannosamente un’insenatura per passare la notte in barca, gettano l’ancora nel Golfo di Baratti. All’alba del giorno dopo il sole non svela solo che il pericolo è passato, ma rivela anche la bellezza mozzafiato di quel tratto incantato di Toscana: la linea di costa gentile come quella di un lago di montagna, l’acropoli di Populonia che si staglia contro il cielo, la necropoli etrusca che degrada, in un verde dolcissimo, fino al mare. Rientrato a Firenze, Vittorio racconta la storia al suo babbo: che è nientemeno che Giovambattista Giorgini, il grande regista del lancio mondiale della moda italiana. Questi si ricorda di aver comprato molto tempo prima – destino! – dei terreni proprio lì, a Baratti. Così Vittorio, nello stesso anno in cui si laurea in architettura, decide di usarli per costruire il suo primo edificio: la casa di vacanza che ogni bambino sognerebbe. Ed è così che nasce Casa Esagono (1957). Essa è composta da sei esagoni di legno, disposti secondo una pianta stellare che ricorda molto da vicino la geometria di un alveare. Sei pilastri di legno, che poggiano su basi di cemento armato, sorreggono la struttura: che dunque si libra nell’aria, come una palafitta o un capanno da pescatore, mangiando meno suolo possibile e integrandosi perfettamente con il paesaggio. […]