Dalla famiglia alla vita pubblica, la sindaca di Barcellona, 42 anni, si racconta. E dell’alleato Podemos dice: “Ci sono stati errori in campagna elettorale, ora faccia autocritica e torni a lavorare coi giovani” Ada Colau, da un anno sindaca di Barcellona, è la personalità politica più interessante nel panorama della sinistra spagnola, da molti indicata come la prossima leader nazionale di una formazione in grado di contendere il governo ai due partiti che si sono finora alternati alla guida del paese, in democrazia: il Psoe e il Pp. Il suo partito non è Podemos: è stata eletta sindaco a giugno del 2015 alla testa di una lista civica, Barcelona en Comù, nata dall’esperienza di movimenti di cittadinanza trasversali e apartitici. In particolare Ada Colau è stata leader della “piattaforma degli sfrattati” cresciuta negli anni della bolla immobiliare, quando le ipoteche delle banche hanno sottratto la casa a migliaia di persone e impoverito radicalmente il ceto medio che, indignato, è sceso in piazza. Alle politiche del 26 giugno Barcelona en Comù si è presentata alleata con Podemos (“En Comu Podemos”, la sigla: “Insieme possiamo”) e ha di nuovo vinto, in Catalogna, le elezioni. Un successo in controtendenza con la flessione di Podemos a livello nazionale, leggera ma assai deludente rispetto alle aspettative di sorpasso del Psoe: il sorpasso non c’è stato e la leadership di Iglesias, sostenitore dell’alleanza con Izquierda unida, ne è uscita appannata. In prospettiva la figura della sindaca di Barcellona, una giovane donna di 42 anni, è quella che genera le maggiori aspettative di ricambio nel panorama della nuova sinistra. BARCELLONA – In questa intervista parla di politica, naturalmente, ma anche della sua vita privata: di sua madre, dei suoi nonni, della sua infanzia, della sua idea di futuro, di suo figlio. Parla un ottimo italiano imparato a Milano durante il […]