CANGURI alti due metri e diprotodonti, vombati grandi come rinoceronti, si estinsero a causa del cambiamento climatico e non per gli esseri umani. Lo rivela uno studio con una nuova chiave possibile per risolvere il dilemma, che divide gli scienziati, su cosa abbia causato l’estinzione in massa 50 mila anni fa della megafauna australiana. È grazie ai nuovi risultati ottenuti dall’osservazione del ricchissimo sito fossile di Lancefield nell’altipiano Macedon, 73 km a nord di Melbourne, che gli studiosi puntano ora il dito sullle trasformazioni del clima. “La siccità fu molto severa a quel tempo, e stiamo cominciando a vedere sempre più evidenze di un cambiamento climatico massiccio in quel periodo nel sud-est dell’Australia“, scrive l’archeologo Joe Dortch dell’Università del Western Australia, in uno studio che verrà pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews. “Lo dimostra il fatto che in quella che era la palude di Lancefield, l’ultima fonte d’acqua sopravvissuta alla siccità, fra i resti fossili di canguri giganti non vi erano individui giovani o anziani”. In particolare, spiega lo studioso, ciò dimostra “che i membri più vulnerabili del gruppo erano già scomparsi prima in altri luoghi e che quelli erano i più sani e gli ultimi della specie. Se fosse stato un luogo in cui esseri umani cacciavano, avremmo trovato i resti di una gamma più ampia di animali“, aggiunge Dortch. “Le migliaia di fossili recuperati nella palude di Lancefield risalgono a periodi fra e 80 mila e 50 mila anni fa, e il periodo più recente coincide con l’arrivo di esseri umani in Australia e con una siccità estremamente severa, che durò forse per millenni“, chiarisce ancora Dortch. Il sito scoperto nel 1843, da cui sono stati recuperate migliaia di resti fossili, è studiato dagli archeologi sin dagli anni 1970 ed è di grande valore, perché contiene evidenze […]