Mentre il Pil scivolava di un -0,4% e le emissioni di gas serra proseguivano la loro discesa (-20% al 2014 rispetto al 1990, per poi tornare bruscamente a salire nel 2015), dopo anni di calo in Italia è tornata a crescere sia la produzione di rifiuti urbani sia quella di rifiuti speciali: +83mila tonnellate i primi, +6,1 milioni di tonnellate i secondi. È proprio questo l’ultimo tassello del puzzle, reso noto oggi dall’Ispra con la pubblicazione del Rapporto rifiuti speciali – edizione 2016, con dati riferiti all’annualità 2014. «I rifiuti speciali prodotti in Italia – sottolinea l’Ispra – sono oltre quattro volte superiori a quelli urbani», anche se nel nostro Paese l’attenzione pubblica e mediatica è concentrata tutta sui secondi. Nello specifico, nel 2014 sono stati prodotte 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, a fronte di circa 130,6 milioni di tonnellate di speciali (erano 124,4 nel 2013, +6,2%), suddivisi in 121,7 milioni di tonnellate di non pericolosi e 8,8 di pericolosi. Guardando a tutti i rifiuti, complessivamente tra 2013 e 2014 si registra «un consistente aumento nella produzione totale», pari al +5%. A cosa è imputabile l’incremento degli speciali? Secondo Ispra i rifiuti speciali pericolosi «si mantengono sostanzialmente stabili (+0,3%)», mentre la «crescita è imputabile prevalentemente ai rifiuti speciali non pericolosi da operazioni di costruzione e demolizione e da quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue». Valutazioni che mal s’incrociano con quelle elaborate dall’Osservatorio Ance (Associazione nazionale costruttori edili), secondo il quale «nel 2014, per il settimo anno consecutivo, il settore delle costruzioni è stato caratterizzato da una forte crisi, sia nella componente privata che in quella pubblica». Ma tant’è. I rifiuti speciali rappresentano l’altra faccia della produzione di beni e servizi in Italia, come i rifiuti urbani sono lo specchio dei nostri consumi. Nonostante rappresentino […]