Il nuovo studio studio “Compliance of the Parties to the Kyoto Protocol in the first commitment period”, pubblicato su Climate Policy da Igor Shishlov (I4CE – Institute for Climate Economics), Romain Morel (Centre International de Recherche sur l’Environnement et le Développement) e Valentin Bellassen (INRA, UMR1041 CESAER, Université Bourgogne), smentisce clamorosamente gli statunitensi – poi appoggiati da canadesi, australiani, russi e giapponesi – che dicevano che il Protocollo di Kyoto sarebbe stato insostenibile per l’economia e per la competitività dei Paesi che dovevano applicarlo: le politiche legate al clima, hanno rappresentato un basso costo per i Paesi coinvolti: fino allo 0,1% del Pil per l’Unione europea e una frazione ancora più bassa per il Pil del Giappone, uno dei Paesi che, dopo averlo firmato, lo ha più criticato. I ricercatori evidenziano che «si tratta di circa da un quarto a un decimo di quello che gli esperti avevano stimato dopo che l’accordo è stato raggiunto nel 1997». Gli Stati Uniti non hanno mai firmato il Protocollo di Kyoto e le amministrazioni repubblicane fecero di tutto per boicottarlo, il precedente governo conservatore del Canada si ritirò dal protocollo, ma gli altri Paesi, pur con alti e bassi, lo a hanno applicato 2005. Quelli resi noti sul Climate Policy Journal, sono i primi risultati pubblicati che utilizzano i dati nazionali definitivi delle emissioni di gas serra e degli scambi delle quote di carbonio, che sono disponibili dalla fine del 2015, e dimostrano che «i Paesi che hanno firmato il protocollo di Kyoto hanno superato il loro impegno di 2,4 GtCO2e yr -1 (giga-tonnellate di CO2 equivalente all’anno)». Tutti i 36 Paesi che hanno sottoscritto il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici hanno adempiuto ai loro obiettivi sulle emissioni di gas serra. Michael Grubb, editor-in-chief di Climate Policy e co-fondatore del network di […]