Il Rapporto preliminare del programma nazionale (Rr) pubblicato nel marzo scorso ha aperto il procedimento di Valutazione ambientale Strategica (Vas) per le azioni di gestione dei rifiuti radioattivi. Un percorso con gravi ritardi quello verso il deposito nazionale: il programma nazionale, che doveva essere presentato alla Commissione Ue ad agosto scorso, muove, ora e in Italia, i primi passi, molto incerti come vedremo; tra le istituzioni competenti a fornire osservazioni manca l’Ispettorato per la sicurezza nucleare (Isin) che, non costituito dopo la nota gaffe del Governo, viene surrogato da Ispra; la Guida tecnica 29 rilasciata due anni fa da Ispra fornisce i criteri per la localizzazione del deposito per i rifiuti radioattivi di categoria I e II, il maggior quantitativo, ma omette ogni riferimento ai rifiuti di alta attività, categoria III, che, seppur in minor quantità, sono i più temuti; infine la carta dei siti potenzialmente idonei per il deposito (Cnapi) giace da un anno nel cassetto governativo, e soggetta, come appare evidente, a esigenze elettorali rischia qui da noi di rimanere un “oscuro oggetto del desiderio”. Nel merito il Rp scorda il reattore Galileo e le attività a Pisa presso il Camen, oggi Cisam, proponendo anzi per quest’ultimo impianto di non considerare i rifiuti provenienti da attività militari, che invece sono sempre stati inventariati e il cui conferimento era previsto al deposito nazionale. Il Rp sorvola agilmente sulle indicazioni della Commissione d’inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti e della Commissione Stato – Regioni che, a partire dal 1999, avevano indicato la costituzione di un’Agenzia ad hoc per la gestione dei rifiuti, a garantire terzietà e scientificità delle procedure, dando così per scontato il ruolo della Sogin, che nello stesso periodo di tempo ha dato molteplici e crescenti prove di inadeguatezza a svolgere il compito, anche prima dell’attuale stallo […]