”Le piattaforme che non servono, che hanno finito il loro ciclo produttivo, debbono essere smontate a cura e con oneri a carico di coloro che le hanno costruite, quindi dei petrolieri” ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti intervenendo a ‘L’Aria che tira’ su La7 all’indomani del referendum sulle trivelle.
”Noi stiamo migliorando ancora i controlli soprattutto sulle piattaforme che hanno scarico a mare – aggiunge Galletti – lo faremo con maggiore intensità e controlleremo anche se ci sono dei casi, io non ne sono a conoscenza, di piattaforme che non sono più produttive e non sono state smantellate”.
Il ministro osserva poi che ”questo governo, da quando esiste e cioè due anni mezzo, non ha concesso una che sia una autorizzazione alle trivellazioni”.
Galletti ha anche ricordato il percorso attraverso cui si è arrivati al quesito referendario, osservando come inizialmente i quesiti proposti fossero sei e come il governo avesse ritenuto su cinque di questi di trovarsi d’accordo con le Regioni proponenti: “È rimasto un quesito veramente irrilevante; si è voluto andare al referendum lo stesso“, osserva a proposito della necessità di continuare mantenere correttezza istituzionale.
Comitato No Triv, è cambiata la politica del governo, ora trattare
Grazie al referendum sulle trivelle “ci sono state modifiche alla normativa proposte dal Governo e approvate dal Parlamento. Questa non è demagogia. Petroceltic e Shell hanno rinunciato. I permessi di ricerca sono stati bloccati. Se questo è avvenuto penso sia una vittoria“.
Lo ha detto il presidente del Comitato per il sì al referendum, Pietro Lacorazza, in conferenza stampa alla Camera.
“Se il governo vuole costruire una nuova politica energetica collaborando con i territori, noi siamo pronti“, ha aggiunto.
Le associazioni del Comitato per il sì al referendum sulle trivelle presenteranno un ricorso al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere il blocco immediato delle cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia.
Secondo Enzo Di Salvatore, estensore dei quesiti referendari, “le concessioni sono scadute da anni. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione“.
Enzo Di Salvatore, nel corso della conferenza stampa del Comitato del Si, ha reso anche noto che l’europarlamentare Barbara Spinelli ha presentato una interrogazione alla Commissione Europea chiedendo se non ritenga di aprire una procedura di infrazione per violazione delle regole sulla concorrenza in merito alla estensione delle concessioni.
Il Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, prende “in parola Renzi che ha in più occasioni, per ultimo ieri sera nel commento a caldo del referendum, sottolineato come il suo governo sia a favore delle rinnovabili e del rispetto degli impegni climatici. ‘Vogliamo fare dell’Italia il paese più verde d’Europa, e a chi ha votato per un modello energetico diverso dico che è anche la nostra ansia’“.
“A questo punto – osserva il Coordinamento – il governo cambi atteggiamento rispetto a politiche che hanno fortemente penalizzato le rinnovabili e l’efficienza energetica e definisca un percorso che ci consenta di raggiungere gli obiettivi europei al 2030“.
Il premier, prosegue il Coordinamento, “nei giorni scorsi ha affermato che intende lavorare perché le fonti rinnovabili consentano di fornire il 50% della generazione elettrica in questa legislatura, al 2018. A noi basterebbe che venissero adottate le misure in grado di ottenere questo risultato nel 2025, avviando un percorso virtuoso che garantirebbe elevate ricadute occupazionali. Abbiamo delle proposte concrete – rileva il Coordinamento Free – che riguardano anche altri ambiti, come un nuovo modo di affrontare l’efficientamento energetico dell’edilizia con possibili clamorosi risultati, il decollo del biometano, la gestione sostenibile del patrimonio forestale, la mobilità elettrica“.
(ANSA del 18 aprile 2016, ore 13:13)