La stagione venatoria si chiude domenica 31 gennaio con un bilancio, finora, di 16 morti e 67 feriti, di cui 15 feriti non cacciatori (3 minorenni), per armi da caccia in ambito venatorio.
I dati, stilati dall’Associazione vittime della caccia, vengono rilanciati dalla lega Anti Vivisezione (Lav).
Sul fronte del bracconaggio, per Cabs (Committee Against Bird Slaughter), il 78% dei reati venatori sono commessi da persone munite di licenza di caccia o che l’hanno posseduta in passato.
Nei tre mesi di massima migrazione degli uccelli, fra settembre e novembre, sono stati perpetrati il 58% di tutti i reati riscontrati nell’anno, “a dimostrazione del fatto che il bracconaggio in Italia sia ancora legato all’uccellagione“.
Al bracconaggio contro i piccoli uccelli migratori si unisce – sottolinea il Wwf – la caccia al lupo, su cui i bracconieri negli ultimi 3 anni si sono accaniti.
Trappole, lacci, bocconi avvelenati e impatti mortali con le auto sono stati letali per il 20% della popolazione italiana di questo animale.
Per Massimo Vitturi della Lav si tratta di “un quadro preoccupante destinato a peggiorare a seguito della dismissione delle polizie provinciali (PP) voluta dal governo Renzi, fatto che comporterà l’azzeramento della vigilanza e repressione dei reati in ambito venatorio“.
Dello stesso avviso la Lipu e il Wwf, che chiede il mantenimento delle funzioni di tutela della fauna finora svolte dalla Forestale, insieme all’adeguamento dell’Italia alle regole Ue e alla discussione in Parlamento della legge quadro per la tutela della biodiversità.
(ANSA del 30 gennaio 2016, ore 14:44)