Ogni istanza e ogni rivendicazione, Marx ce l’ha insegnato, possono trasformarsi in “spettri” che si aggirano per l’Europa. Lo spettro che fa più paura al potere, in questo momento, nelle nostre città, è quello della partecipazione, è quel legame, un tempo inscindibile, che si instaura tra la città e i cittadini che la vivono, la amano e la difendono. Cose semplici, naturali, sembrerebbe. Così non la vedono però i centri del potere, che hanno decretato la cacciata dei cittadini dalle loro città, a qualsiasi costo, facendo chiudere tutte le attività non turistiche, grazie al proliferare dissennato di 1, 100, 1000 centri commerciali. È insopportabile, per chi vuole impadronirsi dei nostri centri storici per farne hotel a 5 stelle a uso esclusivo dei turisti, che qualcuno si ostini ancora a voler vivere la città, che i cittadini si sentano tali, tutt’uno con le loro case, i loro quartieri e i monumenti, che si intestardiscano a difendere un’identità che è anche la loro. È quanto sta succedendo a Gubbio da due anni a questa parte, dove un Comitato, nato spontaneamente e rappresentato da cittadini di ogni appartenenza politica, e a cui aderiscono Italia Nostra e Terra Mater, si è ribellato alla riduzione a ennesimo centro servizi di uno storico monumento che avrebbe dovuto restare pubblico: le Logge dei Tiratori della Lana, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio, alla cui presidenza siede il cavaliere Carlo Colaiacovo, professione : cementiere. Le Logge, rarissimo opificio preindustriale, sistema basamentale dello straordinario paesaggio urbano di Gubbio, sono state costruite sotto la spinta dell’Arte della Lana nel 1603 sopra il lungo edificio dello Spedal Grande, eretto nel 1323, pensate come spazio aperto per “tirare” i panni e farli asciugare dopo averli tinti. La procedura che intende snaturale e che passerà alla storia come “vetrificazione delle Logge”, […]