ROMA – Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge della Regione Abruzzo che vieta le trivelle in Adriatico per tutelare “l’ambiente e l’ecosistema della costa“. La decisione, spiega il comunicato di Palazzo Chigi, è stata presa in quanto il provvedimento “dispone il divieto delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, invadendo materie di esclusiva competenza statale, in violazione degli articoli 3, 5, 97, 117, terzo comma, e 118 della Costituzione“. Le reazioni. La mossa dell’esecutivo ha suscitato aspre critiche da parte di ambientalisti ed esponenti dell’opposizione. “Una cosa gravissima“, l’hanno definita il deputato abruzzese Gianni Melilla e il gruppo di Sinistra Italiana alla Camera, secondo cui “Renzi sta cercando in tutti i modi di impedire ai cittadini di esprimersi sull’estrazione petrolifera in mare prevista dallo Sblocca Italia“. “Lo fa – aggiungono i parlamentari di Si – cercando di rivedere le sciagurate norme dello Sblocca Italia, ma anche impugnando la legge abruzzese. Chi vuole salvare i mari e le coste italiane dalle norme dello Sblocca Italia sulla liberalizzazione delle trivellazioni petrolifere è un fronte ampio, ben radicato sui territori e sostenuto dalle amministrazioni locali“. “Renzi modifichi la politica energetica del Paese – concludono – e archivi per sempre l’inutile e pericolosa ricerca del petrolio italiano“. Durissimo Augusto De Sanctis, del Forum dei movimenti per l’acqua: “Nei giorni della Cop21 il governo italiano non fa altro che fare favori ai petrolieri. La lotta ai cambiamenti climatici Renzi la fa promuovendo le fonti fossili che stanno uccidendo il pianeta“, dice riferendosi anche all’approvazione definitiva del progetto Vega B, nel canale di Sicilia. (Articolo pubblicato con questo titolo il 4 dicembre 2015 su “La Repubblica”)