Il mondo arriva decisamente impreparato al prossimo vertice di Parigi. Se i ripetuti allarmi di tanti scienziati, e non solo di quelli IPCC (Intergovernmental Panel for Climate Change), ha fatto breccia sulla parte più avvertita, ma non certo sulla maggioranza, dell’opinione pubblica, inconsapevolezza e irresponsabilità dominano a livello planetario l’establishment politico. Il quale è stato sì edotto del problema e non può più far finta di ignorarlo (anche se al suo interno le lobby negazioniste continuano a esercitare una massiccia influenza); ma continua per lo più a trattare i cambiamenti climatici, che sono già in corso, come tutti possono constatare, e non riguardano solo un remoto futuro, come una “grana” di cui ci si deve occupare quando viene messo all’ordine del giorno, e che richiede tutt’al più qualche misura e qualche investimento ad hoc; non un cambiamento radicale, e in tempi brevi, di tutto l’assetto non solo economico produttivo ma anche sociale. È quello che evidenzia Naomi Klein nel suo ultimo libro Una rivoluzione ci salverà, quando scrive che “ha ragione la destra”. [vedi http://www.vasonlus.it/?p=11204] La quale, soprattutto negli USA, dove è strettamente legata al mondo del petrolio, ha capito che liberarsi dei combustibili fossili non significa solo sostituire una tecnologia con un’altra, petrolio, metano e carbone con fonti rinnovabili; ma che per farlo occorre ridisegnare “dal basso”, e in modo democratico, cioè partecipato, tutta l’organizzazione sociale: una cosa che la destra non è assolutamente disposta ad accettare, costringendola ad allinearsi ad oltranza con le posizioni negazioniste. Ma altrove, cioè al centro, tra coloro che tengono le redini dei governi (la sinistra è quasi ovunque scomparsa dalla faccia della Terra), ci si continua a comportare come se il problema non fosse questo: a parlare di crescita e di sviluppo come se, chiuso il dossier cambiamenti climatici, il problema centrale fosse […]