L’articolo di Livio Pepino, pubblicato con questo titolo il 9 maggio 2015 su “IL Manifesto”, pone l’attenzione sulla tutela di due beni del patrimonio storico e artistico di Torino. Una dimenticata norma della Costituzione, l’articolo 8, prevede che la Repubblica «tutela il patrimonio storico e artistico». Per dare effettività a questa norma alcuni giovani hanno occupato due storici monumenti torinesi (il complesso della Cavallerizza, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, e la caserma di via Asti, luogo di tortura di antifascisti e partigiani) per i quali si profila un futuro di speculazione e, nell’attesa, un crescente degrado. In via Asti la tutela si coniuga con la sua restituzione alla città anche attraverso una destinazione sociale (apertura di aule studio e di una mensa popolare e riqualificazione per far fronte a un disagio abitativo sempre più pesante). Ex caserma in via Asti occupata Le due iniziative trovano consenso e sostegno tra i cittadini, nel mondo associativo e sindacale, negli ambienti culturali. Gli occupanti chiedono alle istituzioni l’apertura di un confronto pubblico sul futuro degli edifici. Nel suo blog sul Corriere della Sera Tomaso Montanari sottolinea come la circostanza che, nell’inerzia (o peggio) delle istituzioni, siano i cittadini a «prendersi a cuore il loro territorio e i loro monumenti» risponde esattamente al progetto costituzionale che ha voluto responsabilizzare non un astratto «Stato» ma la «Repubblica» in tutte le sue componenti e articolazioni. [vedi http://www.vasonlus.it/?p=7805] Un gruppo di intellettuali (primo firmatario Gustavo Zagrebelsky) fa appello al Comune perché soprassieda dal progetto di alienazione e smembramento della Cavallerizza e apra una stagione di «progettazione partecipata» sul suo futuro utilizzo. Il cortile della Cavallerizza Reale occupata Un vecchio partigiano, l’avvocato Bruno Segre (già detenuto in via Asti), nel corso della cerimonia con cui gli viene consegnato il «sigillo civico» dichiara che gli occupanti della caserma meritano l’appoggio della città. Per l’establishment torinese è davvero troppo. Così ieri interviene la scomunica di Repubblica che, con un articolo dell’avvocato Vittorio Barosio, pubblicato in prima pagina […]