Alle 20.30 italiane di oggi arriverà quella che il WWF definisce Ora della Terra (Heart Hour) che verrà celebrata in tutto il mondo.
Questa grande manifestazione punta soprattutto a restituire, per un tempo limitato, quanto preso all’ambiente nel corso dei secoli.
Ora della Terra (Earth Hour in inglese) è un evento internazionale ideato e gestito dal WWF che ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulla necessità urgente di intervenire sui cambiamenti climatici in corso mediante un gesto semplice ma concreto: spegnere la luce per un’ora nel giorno stabilito.
Il risparmio energetico che ha come effetto minori emissioni di anidride carbonica, il principale dei “gas serra“, è del tutto simbolico ma ha lo scopo di sollevare l’attenzione sul tema dei cambiamenti climatici.
L’evento è anche mirato a ridurre l’inquinamento luminoso e nel 2008 è coinciso con l’inizio della National Dark Sky Week (settimana nazionale del cielo buio) negli Stati Uniti.
Nel 2014 l’evento globale ha coinvolto 7.000 città in 163 paesi e hanno aderito due miliardi di persone.
Nel 2009 l’Ora della Terra si è svolta il 28 marzo dalle 20:30 alle 21:30 e vi hanno aderito 4.000 tra città e municipalità.
Il WWF mirava a coinvolgere almeno 1.000 città e un miliardo di persone.
Il gesto, puramente simbolico, di spegnere per un’ora le luci coinvolge sia i semplici cittadini che le intere amministrazioni comunali.
L’iniziativa è nata in Australia, promossa dal World Wide Fund for Nature Australia (WWF), gruppo ambientalista, e dal Sydney Morning Herald. La prima Ora della Terra si è svolta a Sydney, in Australia, tra le 19:30 e le 20:30 del 31 marzo 2007.
Dal 2007 ad oggi è diventata la più grande mobilitazione su scala mondiale contro i cambiamenti climatici: solo nel corso degli anni successivi l’iniziativa si è allargata a macchia d’olio ‘lasciando al buio’ anche monumenti importanti come il Colosseo a Roma, il Cristo Redentore di Rio e la Tour Eiffel a Parigi.
Il WWF porta avanti questa manifestazione con il fine di sensibilizzare anche i governi delle nazioni che sfruttano maggiormente il territorio spingendoli a cambiare ‘rotta’ abbandonando magari i combustibili di origine fossile e puntando a fonti di energia rinnovabile.