Dal sito EurActiv.it selezioniamo il seguente articolo di Alessandra Flora che con lo stesso titolo è stato pubblicato il 6 marzo 2015.
Fare la spesa sarà più ecologico in tutta Europa.
La luce verde alla nuova direttiva sui sacchetti di plastica è giunta al Consiglio Competitività di marzo.
La nuova norma nasce dall’esigenza di ovviare ai problemi sorti in alcuni paesi, come l’Italia.
La direttiva del 1994 sugli imballaggi prevede, infatti, un divieto di restrizione del mercato.
Paradossalmente nei confronti dei paesi che avevano provato ad arginare il ricorso ai sacchetti altamente inquinanti, come l’Italia, era scattata una procedura di infrazione.
In base alla nuova direttiva – che sarà pubblicata prima dell’estate, dopo l’approvazione definitiva da parte dell’Europarlamento – per ridurre il consumo di sacchetti di plastica gli stati membri potranno decidere tra due opzioni: da un lato potranno fissare un obiettivo nazionale, cioè un tetto al consumo medio pro capite pari a 90 sacchetti entro la fine del 2019 e, successivamente, a 40 sacchetti pro capite entro il 2025.
In alternativa, il singolo paese può stabilire un sistema di prezzo dei sacchetti.
Il campo di applicazione della proposta riguarda le buste con spessore inferiore ai 50 micron che, essendo monouso e sottili, sono soggette a dispersione e quindi più inquinanti rispetto alle altre tipologie.
Le misure potranno variare a seconda dell’impatto ambientale del sacchetto biodegradabile e compostabile: per esempio si potrà valutare se può essere riutilizzato o meno per la conservazione dell’umido. La gestazione della direttiva è stata tutt’altro che semplice.
Su questo tema – rivela a EurActiv.it una fonte italiana ufficiale – nel giorno stesso del trilogo, a novembre 2014, la Commissione europea aveva provato a fare marcia indietro, mettendo in discussione la proposta che era stata avanzata dal precedente Esecutivo.
La fonte sottolinea anche che, politicamente, l’Europarlamento si era battuto per stabilire un obiettivo nazionale di riduzione.
Sull’uso dei sacchetti, finora, non esistevano regole comunitarie, ma alcuni paesi membri avevano deciso di legiferare a livello nazionale.
L’Italia finalmente potrà attuare quelle disposizioni che erano state messe in stand by, perché non coerenti con la norma comunitaria.
Nel nostro paese, infatti, la norma vigente sancisce il divieto di mettere in commercio sacchetti non biodegradabili e non compostabili.
Proprio a causa di questo divieto era partita una procedura di infrazione (attualmente nella fase di “messa in mora”).
Il che è paradossale, visto che siamo più avanti dal punto di vista ambientale rispetto al resto dell’Europa.
L’articolo 18 della direttiva ancora in vigore, ancora operativa, sostiene che per le plastiche e gli imballaggi non si possono applicare restrizioni.
La nuova direttiva, pertanto, interviene proprio su questo articolo 18.
Finora la legislazione era stata applicata in modo soft e quindi le sanzioni non venivano realmente applicate.
D’ora in poi le sanzioni nei confronti dei produttori dei sacchetti invece potranno finalmente essere operative.