Articolo di Giacomo Voltolina pubblicato il 21 dicembre 2014 sulla cronaca di Milano del “Corriere della Sera”.
Duomo, Galleria, via Manzoni, piazza dei Mercanti, Cordusio, piazza Affari, piazza Castello.
È qui che si gioca la partita sulla nuova anima commerciale del centro città sempre più ostaggio di palazzi vuoti, quasi fantasma?
I protagonisti del riassetto immobiliare della metropoli ne sono certi: «Sull’asse Castello-Duomo passano 20-25 milioni di turisti l’anno, spesso interessati allo shopping . Far scappare gli investitori stranieri che hanno acceso i loro riflettori sulla zona sarebbe un errore, è un caso unico in Italia».
Che, tradotto, significa una richiesta a chi governa: «Più strategia, visione, incentivi, pedonalizzazioni, servizi».
In una città che a eccezione delle nuove aree come Porta Nuova e Citylife sta dicendo basta al consumo di suolo — restano in ballo ancora il Portello e lo scalo Farini —, di fatto si apre in via definitiva il fronte del riutilizzo del patrimonio immobiliare storico, occasione per una ristrutturazione degli immobili.
«Milano non ha mai fatto riqualificazioni edilizie. Si tratta di un’occasione da non perdere» dicono dal mercato immobiliare.
Ma tra cambi di destinazioni d’uso, vincoli architettonici da rispettare o superare, le «battaglie» con burocrazia e regole — da sempre il disincentivo all’approdo di capitali esteri in Italia —, la grande shopping area del centro resta uno scenario piuttosto lontano.
La trasformazione dei palazzi a cui s’interessano i fondi sovrani asiatici (Gic di Singapore) e mediorentali (Qatar e Abu Dhabi) e i fondi americani (come Blackstone), è una partita tutta da giocare.
Anche per i «capitani coraggiosi» dell’investimento.