CARRARA 2014 L’ALLUVIONE: DI CHI LA COLPA

Nella scorsa settimana abbiamo assistito impotenti ai disastri causati dalla furia della natura che si è ribellata all’incuria dei territori massacrati dalla speculazione e dalla corsa sfrenata e cieca dell’uomo e dei suoi governanti a causare danni per molti e guadagni per pochi.

Con l’aiuto del Prof. Giorgio Nebbia che Carrara la conosce bene, abbiamo ricostruito cause e motivi del disastro che vi sottoponiamo con questa nota.

Guido Pollice, Simona Capogna, Daniele Granara, Giannandrea Mencini (Presidenza di VAS onlus)

La nostra riflessione

Carrara, in tutte le lingue del mondo, significa marmo, anzi marmo bianco, bellissimo, con cui costruire edifici, statue, colonne.

Per qualche scherzo geologico la natura, milioni di anni fa, ha fatto emergere da antichi mari un blocco di calcare purissimo marmo che si affaccia sull’attuale Mediterraneo e che abbiamo battezzato Alpi Apuane.

La faticosa estrazione, dal fianco di montagne, alte oltre mille metri, del marmo è stata fatta da tempi antichissimi dagli abitanti di una stretta valle attraversata dal torrente Carrione.

Allo sbocco del torrente verso la pianura, a cento metri di altezza, è sorta la città di Carrara, abitata da gente rude, con uno strano dialetto che non è  ligure, né toscano, da cui sono nati duri imprenditori, alcuni diventati ricchissimi, e rudi operai, bravi e ribelli; non a caso Carrara è stata il principale polo internazionale del movimento anarchico.

Il marmo, faticosamente trascinato a valle su ripide strade segnate dal sangue di migliaia di cavatori, veniva imbarcato su vascelli che lo portavano verso terre lontane.

Un primo porto d’imbarco era stato creato a Luni, nella lunga striscia sabbiosa costiera, formata dal trasporto solido dei fiumi Magra a nord e Serchio e Arno a sud.

Il porto di Luni è stato poi insabbiato tanto che i suoi ruderi si trovano oggi a oltre un chilometro dalla riva del mare.

E’ stato allora creato sulla costa, a circa sette chilometri da Carrara, dove il torrente Carrione sfocia nel mare, un secondo porto, dotato, dal 1850, di un lungo pontile, piantato su palafitte, da cui i vascelli caricavano il marmo, presto seguito da un secondo e terzo pontile e tutto intorno, sulla marina, è sorto un paesino.

A mano a mano che la richiesta del marmo di Carrara è aumentata, fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e il suo commercio è diventato oro, il porto primitivo è stato sostituito, negli anni venti e trenta, da uno con un molo di pietra e tutto intorno sono sorti depositi di marmo e segherie che trasformavano i blocchi in pregiate lastre.

Il paesino di Marina di Carrara è diventato una grande città.

La costa e la spiaggia erano così belle e il mare pulito che intorno a Marina di Carrara sono sorte colonie per ospitare d’estate i figli dei lavoratori anche di industrie lontane, come Fiat, Olivetti, Edison.

A questo punto il cammino trionfale dei commerci ha mostrato i suoi volti malefici, la vendetta di una natura che non era stata consultata prima di occuparne le ricchezze.

Già pochi anni dopo la costruzione dei moli del porto di Marina di Carrara si è osservato che la spiaggia a sud-est, verso Massa e Viareggio, arretrava mentre la sabbia trascinata dal mare nel moto da nord ovest a sud est si depositava a ridosso del molo di Marina di Carrara, al punto che ne è nato un vero nuovo quartiere.

Nello stesso tempo le sabbie si depositavano all’interno del porto rendendo necessaria una continua manutenzione.

Le esigenze ”economiche” hanno fatto credere che gli affari e i soldi sarebbero aumentati se si fosse ingrandito il porto, se si fosse ”strappata” altra superficie al mare, se si fosse costruito un porto turistico alla foce del Carrione.

Tutto questa con alterazione, a vantaggio di pochi, della costa su cui si affaccia Marina di Carrara.

Non solo: la segagione del marno mediante speciali seghe lascia, al fianco delle pregiate lastre, una massa di residui di “marmettola”, un fango calcareo che le segherie, molte delle quali insediate nello stesso alveo del torrente Carrione, a monte di Carrara, e lungo il tratto da Carrara fino a Marina di Carrara, hanno scaricato nel torrente al quale è rimasto meno spazio per il moto delle acque: in tempi recenti gli straripamenti si sono verificati sempre più spesso fino alla disastrosa recente alluvione.

Immagine.Marmettola

marmettola

Una vasta zona di Marina di Carrara, con le case, le segherie i depositi di marmo, i negozi, è stata sommersa.

Immagine.Piano strutturale Carrara

L’alluvione di Marina di Carrara si è aggiunta a quelle di tante altre zone d’Italia; il dolore e i danni monetari provocati sembrano ora spingere i governi locali e nazionali a prendere iniziative per la messa in sicurezza del territorio, per la liberazione dei fiumi dagli ostacoli che frenano il moto delle acqua e ne provocano la fuoriuscita dagli argini.

Immagine.Carrione che esonda

Il governo ha promesso soldi, si parla di alcuni miliardi di euro in alcuni anni, promette l’apertura dei soliti “cantieri”, ma non è chiaro per fare che cosa e come.

Il caso Marina di Carrara ricorda soprattutto che “alla natura si comanda se le si ubbidisce”, come scrisse Francesco Bacone; le risorse della natura, le coste le montagne, le valli, le pianure possono offrire ricchezza e occasioni di lavoro e di benessere a condizione che si rispettino le ineludibili leggi della natura, le leggi del moto delle acque e del mare. Le leggi umane vengono violate da tanti, spesso impuniti, ma la natura non lascia impuniti quelli che violano le sue leggi e anzi si vendica, provocando danni e dolori non solo a chi trae profitto violandole, ma soprattutto ai tanti innocenti.

Fare ambientalismo oggi significa prima di tutto fare propaganda, nei giornali, nelle scuole, nei sindacati, in quel che resta dei partiti, alla natura e alle sue leggi e invocarne il rispetto rigoroso e poi vigilare a occhi aperti su quello che questo e i futuri governi faranno o non faranno per la difesa del territorio. Altrimenti è tutto chiacchiericcio da talk-show.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas