Il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare la legge regionale della Campania che prevede la possibilità di ricorrere a condoni edilizi.
È quanto si legge nel comunicato finale del Cdm, riunitosi alle 16,30 del 6 ottobre 2014 “d’urgenza per l’impugnativa in scadenza di una legge regionale”.
La legge in questione è la n. 16 del 7 agosto 2014 “Interventi di rilancio e sviluppo dell’economia regionale nonché di carattere ordinamentale e organizzativo” (collegato alla legge di stabilità regionale 2014), in quanto “alcune disposizioni, istituendo nuove professioni turistiche, contrastano con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di professioni, in violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione”.
“Altre disposizioni in materia di condono edilizio, di sevizio idrico integrato e di concessioni termominerali contrastano con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di governo del territorio, in violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione, invadendo altresì le competenze esclusive statali in materia di tutela dell’ambiente e di tutela della concorrenza di cui all’art. 117, secondo comma, lett. s) ed e) della Costituzione’, conclude la nota.
Il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha commentato con un Tweet la decisione del Consiglio dei Ministri.
«Norme edilizie in Consiglio dei ministri. Sui diritti – ha scritto – andiamo avanti, su altri temi intesa con Governo».
Stefano Caldoro
Lo stesso Caldoro, nei giorni scorsi, aveva evidenziato che «un’eventuale impugnativa di una o più norme non interrompe comunque gli effetti della legge regionale» numero 16.
Rispetto a questa legge – aveva spiegato Caldoro – il Governo interviene in meno di 10 commi sui 240 «che ne costituiscono l’articolato. Per quanto riguarda le norme urbanistiche – è la tesi che la Regione Campania ha illustrato al Governo nei giorni scorsi – la legge non dispone alcuna riapertura del condono ma solo la proroga del termine per l’esame delle domande presentate ai sensi e nei termini previsti dalle leggi statali sul condono».
Inoltre – ha sostenuto sempre la Regione Campania – la distinzione tra vincoli di inedificabilità assoluta (che non consentono la condonabilità) e vincoli di inedificabilità relativa (che consentono la condonabilità, previo parere favorevole delle autorità preposte alla tutela del vincolo) è riferibile direttamente alla legislazione statale sul condono che il legislatore regionale si limita a presupporre, senza introdurre nuove o ulteriori ipotesi di sanatoria.
“Impugnando la legge regionale della Campania che riapre fino a tutto il 2015 i termini degli ultimi condoni edilizi nazionali per la Campania, il Governo ha dato ieri la giusta risposta a questo ennesimo e irresponsabile tentativo di sanatoria”.
Lo ha affermato Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, plaudendo all’iniziativa del governo che in CdM ha impugnato la legge regionale della Campania che l’ennesima sanatoria edilizia che arriva dalla Campania.
Ermete Realacci
“Se non fosse stata impugnata – ha aggiunto – la legge avrebbe mandato un pesante segnale di tana libera tutti al Paese, ‘regalato’ nuovi pesanti colate di cemento alla Campania senza risparmiare neanche le zone maggiormente vulnerabili come la Penisola Sorrentino-Amalfitana e il Vesuvio, foraggiando le ecomafie. Ricordo infatti che il solo effetto annuncio dei condoni fa lievitare il cemento abusivo: nel 2003 generò ben 40 mila nuove case illegali, con un incremento della produzione abusiva superiore al 41% tra 2003 e 2001”.
No deciso dunque quello di Realacci anche e soprattutto all’abusivismo che “alimenta una vera e propria filiera del cemento illegale. Non a caso – ha sottolineato – l’81% dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose in Campania dal 1991 a oggi vede tra le motivazioni un diffuso abusivismo edilizio, speculazioni immobiliari e pratiche di demolizione inevase. Peraltro, come denunciato da Legambiente, con 838 reati accertati (oltre il 15% del totale nazionale), 952 persone denunciate e 300 sequestri la Campania guida la classifica nazionale dei reati legati al ciclo del cemento”.